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A Palermo in strada regna l’anarchia. Un esempio? Provate ad andare in via Imera…

Avete mai provato a raggiungere la zona di via Imera, partendo dal Giardino Inglese?

Beh, io sì. Ogni lunedì, venerdì e sabato quando accompagno mia figlia a scuola. Esiste una repubblica autonoma popolare all’interno della città, dove non si vede un’auto della Polizia Municipale neanche di passaggio, dove l’anarchia regna sovrana e dove qualsiasi forma di buon senso, sia essa figurata, parlata, pensata è assolutamente inesistente.

Il palermitano di borgata non ha regole, ha consuetudini. Una miscellanea terribile tra assenza totale della pubblica amministrazione e libero arbitrio panormita. Si rischiano incidenti ogni due metri, si rischia la zuffa ogni 6/7 secondi, si perdono due mesi di vita ogni cento metri percorsi.

Ma allora la colpa di chi è?

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Michele Pivetti

A Palermo il traffico è davvero una piaga ma le soluzioni ci sono

Ogni volta che mi trovo fuori città e cioè tutte le settimane, parlando con l’interlocutore del momento, rivendico con orgoglio la mia provenienza panormita, si comincia con la litania di Jhonny Stecchino. I problemi della Sicilia sono la siccità, l’Etna e “i traffico”.

Invero, di siccità per fortuna non si sente più parlare, di Etna è un problema che riguarda i “mangiarancini” (#sischerza) ma “i traffico” no, quello riguarda proprio noi. E sapete perché? Perché il nostro sistema viario è deprimente, avvilente, sbagliato, mortificato.

Abbiamo rimpicciolito strade già piccole per fare il tram più inutile d’Europa, costato 330 milioni di euro e che a quanto sembra ha un passivo di 12milioni l’anno, abbiamo un sistema di comunicazioni tra la parte est e quella ovest della città assolutamente inadatta per una città che di giorno supera il milione di utenti finali.

Sono sotto gli occhi di tutti gli ingorghi di viale Regione Siciliana, di via Messina Marine e degli ingressi in città da viale Strasburgo, viale Lazio e via Belgio. E allora?

Le soluzioni non sono rivoluzionarie, ci avevano già pensato da tempo e sta a noi nuove generazioni, futuri leader di questa città prendere la responsabilità delle buone battaglie.

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